not necessarily an ordinary life

lunedì 29 giugno 2009

the man who wasn't there

Mentre salivo le scale,
ho incontrato un uomo che non era lì.
Anche oggi non c'era.
Vorrei, vorrei tanto che se ne stesse lontano. (Hughes Mearns)

Mi capita quando torno a casa di notte da sola e salgo le scale. Non sono mai sbronza, reggo bene e se ho fatto tardi sono sveglissima, più lucida che di giorno, tanto più se ho dovuto guidare, cioè quasi sempre. Penso che se in uno di quei momenti incontrassi un uomo che non è lì, probabilmente non ci troverei nulla di strano, ci berremo una birra sui gradini e vedremmo l'alba parlando del più e del meno. Certi incontri non capitano due volte...bisogna approfittarne. Certi incontri capitano solo se sai vedere quello che non è lì.

martedì 23 giugno 2009

on twitter now! (il potere delle parole)

Ci pensavo mentre mi registravo al sito di twitter. Ma perchè mai ho l'esigenza di far sapere al mondo cosa faccio? Mah, sinceramente non lo so proprio. Potrei sostenere un po' di motivazioni:
1) che mi piace scrivere
2) che sono curiosa degli altri e quindi trovo giusto in un certo senso ricambiare
3) che sostituisce il cazzeggio della pausa caffè
4) che più che quello che faccio posso scrivere quello che penso che mi sembra più interessante
5) che poi posso rileggere e mi aiuta a ricordare
6) che in fondo mi fa piacere l'idea che attraverso tanti messaggini venga fuori io.
Che poi sia la me stessa che decido di raccontare e che quindi per certi versi assomigli a un personaggio letterario, è una questione di non poco conto. E' anche vero che anche senza volerlo in quello che scrivi c'è molto di più di quanto vuoi raccontare. Anche in quello che scegli di dire o di tacere. Senza contare che non rileggo quasi mai e che salvo correggere gli errori di battitura i miei post o i miei messaggi sono così come nascono dalla tastiera, quindi raccontano molto di me.
In totale, credo che la motivazione fondamentale sia che mi piace raccontare, raccontarmela, raccontarvela e chiacchierare. E-Baricco dixit-finchè uno ha una buona storia da raccontare non è mai completamente fottuto. Ma-aggiungo io-se hai un cuore, un cervello, un'anima e un respiro, a corto di storie da raccontare non rimani mai.
"Raccontami una storia" ti dico
"Che storia vuoi?"
"Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno"
Isabel Allende-Eva Luna racconta

mercoledì 17 giugno 2009

Earthrise

Me lo avevano detto che avrei visto l'alba. Un'alba spettacolare, la più bella che si possa desiderare. Me lo aveva sussurrato il mio avvocato, dopo il processo.
-Sei fortunato. Qui la giustizia è sbrigativa. Ma tu vedrai il prossimo giorno nascere.-
E come si può negare che sarebbe stata un'alba bellissima? Se anche fosse stata velata dalle nuvole, solo il fatto di esserci, di poter vivere una nuova giornata l'avrebbe resa indimenticabile.
Questa notte l'avevo sognata. Mi sembrava di poter quasi toccare il cielo, tanto era limpido. Non c'era nulla e nessuno intorno, solo una luce che a poco a poco diventava più intensa. Un chiarore fioco all'inizio, ma a me sembrava una promessa meravigliosa.
La mia stanza era buia. Forse per questo la luce del sogno era tanto vivida. Vivevo da molto tempo non avendo più punti di riferimento, non capendo più quando era giorno, il trascorrere delle ore aveva perso significato. La frase dell'avvocato me lo aveva fatto riacquistare, un'alba è un inizio, dopotutto, è un punto da cui contare i giorni. Una fortuna. Io avrei visto un'alba.
Io l'ho vista, quell'alba. Un puntino blu che poi si è trasformato in un pianeta maestoso, blu e bianco nel nero dello spazio. Non era quella che mi avevano descritto, non era quella che avevo sognato. Nessuna luce, nessun inizio.
For here
Am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there's nothing I can do

ronde nere a Milano


io li odio, i nazisti dell'illinois...

lunedì 15 giugno 2009

l'importanza di essere valentino

L'ultimo giro, l'ultima curva, l'ultimo stacco, l'ultima occasione.
Beato chi ci prova e non si accontenta, beato chi trova un colpo d'ala, un'invenzione geniale, la soluzione che nessuno si immagina. Beati quelli che poi si emozionano.
Beati quelli che scartano di lato e non hanno le strade segnate.

mercoledì 10 giugno 2009

io non sono normale...

Massimo Gramellini, dalla Stampa:

1. Ma vi sembra normale che solo agli italiani non faccia effetto essere governati da chi condiziona il loro immaginario attraverso le televisioni?
2. Ma vi sembra normale che in tutte le interviste pre-elettorali la domanda più dura che gli hanno rivolto sia stata «ci dica»?
3. Ma vi sembra normale che i dirigenti del Pd siano tutti ex del Pci e della Democrazia cristiana?
4. Ma vi sembra normale che Clinton, Jospin, Schroeder, Blair e persino Gorbaciov facciano un altro lavoro da anni e loro invece insistano?
5. Ma vi sembra normale che Pdl e Pd abbiano perso milioni di voti e parlino solo di quelli persi dagli avversari?
6. Ma vi sembra normale che i verdi trionfino ovunque, mentre qui, appena ne vedi uno in faccia, viene voglia di tifare per l’effetto-serra?
7. Ma vi sembra normale che chi detesta Berlusconi voti Di Pietro, che è come dire: detesto il Bagaglino quindi vado a vedere Bombolo?
8. Ma vi sembra normale che l’Italia cristiana sia rappresentata in Europa da Magdi Cristiano Allam e Borghezio?
9. Ma vi sembra normale che tutti sputino addosso alla Casta e poi Mastella prenda ancora 112 mila voti di preferenza?
10. Ma vi sembro normale?
Ad almeno nove domande su dieci (compresa la numero 10) la mia risposta è no.

A tutte e 10, la mia risposta è no. Ma appunto, io non sono normale. Per fortuna.

lunedì 8 giugno 2009

fra-resto del mondo 0-0-commenti nell'intervallo

Buongiorno amici, benvenuti all'evento in diretta!
Partita in fase di stallo, fase di attacco da parte della squadra di casa conclusa, l'avversario ha tentato di replicare ma le due squadre si sono avvitate in una fase di non gioco onestamente non divertente. Questo facilita gli ospiti, che hanno molto meno da perdere in questo incontro. Ci chiediamo tutti quale sia la strategia dei padroni da casa, se aspettare e concludere su uno 0-0 non propriamente entusiasmante oppure se sferrare un attacco decisivo, se provare a giocare. Certo la seconda ipotesi è molto rischiosa, dato che è facilissimo esporsi al contropiede avversario-e sappiamo che la difesa dei padroni di casa, arcigna in certe occasioni, si è però dimostrata estremamente debole quando attaccata improvvisamente e senza aiuto dal centrocampo impegnato in attacco. E siamo sinceri, pubblico, non fischiereste una squadra che si facesse infilare in contropiede? Sappiamo tutti che capita, ma è una trappola antica come il mondo! E se la partita rimanesse così, senza nessuno che inizi a giocare sul serio? Che noia! E' questo il bel gioco che ci hanno promesso? Sicuramente no!
Ma non commettiamo l'errore di molti allenatori, giocare senza tener conto degli avversari. Chiediamoci: in queste condizioni di campo, cosa conviene agli ospiti? Lo stallo, dato che non hanno nulla da perdere da un noioso pareggio.
E allora, amici che ci seguite da casa, la questione si fa filosofica: meglio perdere in contropiede ma avendo provato ad attaccare oppure portare a casa il classico pareggio che non soddisfa ma non scontenta nessuno? E se attacco dev'essere, meglio contare sulle improvvisate giocate individuali, stile robibaggio o che tutta la squadra si porti in avanti difesa compresa così scatta il fuorigioco, stile baresi? O giocare duro, colpire qualunque cosa e se è la palla pazienza, stile gattuso? Sfruttare assist e inserimenti dalle fasce? Palla lunga e pedalare? Lancio lungo e ci pensa chi sta davanti? Saltare l'avversario? Entrare in area palla al piede e poi cadere e gridare arbitro rigore? Nessuno ha capito cosa intendono fare le due squadre una volta in campo, ma forse è solo pretattica. O davvero magari la tattica vincente non c'è.
E' un mix di gioco di squadra, talento individuale, capacità di leggere la partita e trovarsi nel momento giusto e nel posto giusto, e perchè no, anche il fattore C non guasta mai...
Comunque, una cosa è certa e ci sentiamo di ribadirla, amici: come diceva Platini, una partita è una partita e va giocata sapendo di poterla perdere. Ma che senso ha non giocarla?
Amici, restate con noi! Non vi perdete il secondo tempo di questa affascinante sfida!
to be continued...

domenica 7 giugno 2009

leggiamo e volentieri pubblichiamo...

Dal blog di cruella (http://cruella.vox.com/): geniale!

Ten lessons to be human
1. You will receive a body. You may like it or hate it, but it's yours to keep for the entire period.
2. You will learn lessons. You are enrolled in a full-time informal school called, "life."
3. There are no mistakes, only lessons. Growth is a process of trial, error, and experimentation. The "failed" experiments are as much a part of the process as the experiments that ultimately "work."
4. Lessons are repeated until they are learned. A lesson will be presented to you in various forms until you have learned it. When you have learned it, you can go on to the next lesson.
5. Learning lessons does not end. There's no part of life that doesn't contain its lessons. If you're alive, that means there are still lessons to be learned.
6. "There" is no better a place than "here." When your "there" has become a "here", you will simply obtain another "there" that will again look better than "here."
7. Other people are merely mirrors of you. You cannot love or hate something about another person unless it reflects to you something you love or hate about yourself.
8. What you make of your life is up to you. You have all the tools and resources you need. What you do with them is up to you. The choice is yours.
9. Your answers lie within you. The answers to life's questions lie within you. All you need to do is look, listen, and trust.
10. You will forget all this.

venerdì 5 giugno 2009

l'inquietante quiete

La scorsa settimana ho contato le trasferte fatte da settembre 2006 a dicembre 2008, per avere una certificazione che mi serve sul lavoro. In 26 mesi, comprendendo le ferie e non contando i trasferimenti da un luogo all'altro, ho fatto 260 trasferte, 10 al mese. Molte cose sono successe in quei 2 anni e spiccioli,oltre ovviamente ai viaggi di lavoro. Ho cambiato praticamente tutta la mia vita, ho imparato un nuovo mestiere, ho convissuto e ho poi imparato a vivere da sola. Mi sono fatta nuovi amici e altri ne ho recuperati. Ho tenuto le fila, sapevo sarebbe stata dura ma volevo che il mio medioevo durasse il meno possibile (ah, se la psicostoria fosse applicabile...). A gennaio ho cambiato azienda. Ho reimparato il mio lavoro, in pratica. Ho gli stessi amici, nuovi interessi, nuove cose da fare. Ma viaggio meno e torno sempre a casa la sera. Mi dicevo che era sacrosanto godersi la quiete dopo la tempesta. Eh no, eh no eh no, non funziona così. La quiete mi inquieta, per dirlo con un gioco di parole. Ho un bel lavoro, mille interessi, persino la stessa taglia dall'università ad adesso, amici, qualche ottimo amico che nel tempo è diventato come se fosse mio fratello/sorella. I miei genitori stanno bene e non sono nemmeno troppo invasivi. Non ho problemi di salute, sto bene persino con me stessa.
Sono stanca morta. Ho finito l'adrenalina. Appena mi sono rilassata, è successo quello che temevo. Milady, io non ho più voglia. Io mi odio quando sono così, è un lato del mio carattere che non amo. Ma io lo so che poi mi basta una giornata di sole o una bella canzone o un abbraccio di un amico e la luce torna e non mi ricordo più come si era spenta. Quando torna, lo so di essere un caterpillar, mai doma, mai stanca. Come dice un mio amico, sono una combattente nata, testarda, sempre in piedi, testa alta, un bel sorriso e un paio di tacchi, che non guastano mai e si corre meglio. E' difficile starmi dietro. A volte non ce la faccio nemmeno io! (anche nei post riflessivi, a prendermi sul serio non ce la faccio ;-))

eh no, eh no, eh no, eh no
io ne avrei terre da sognare ne avrei di voci da seguire io non è vero che aspetto
eh no, eh no, eh no, eh no
io ne avrei lettere da spedire ne avrei parole da imparare per non cantarle da sola
eh no, io no, io no, io no
io ne avrei dette di parole io non l' ho amato il mio dolore io non è vero che aspetto
eh no, eh no, eh no, eh no ne ho gridate di parole e non l' ho amato il mio dolore
e adesso canto sola
come se fosse facile convincersi a non ridere troppo di sè

me and myself

Lately I'm so tired of waiting for you to say that it's okay.
Tell me please... Would you one time let me be myself
so I can shine with my own light.
Let me be myself.
For a while, if you don't mind, let me be myself
so I can shine with my own light. Let me be myself.
That's all I ever wanted from this world, is to let me be me.

giovedì 4 giugno 2009

la corsa della regina rossa

Now, here, you see, it takes all the running you can do, to keep in the same place, if you want to get somewhere else, you must run at least twice as fast as that!

mercoledì 3 giugno 2009

quando la radio ti capisce meglio del tuo migliore amico..

hai le carte e passi?
giocati i tuoi assi!
punta pure cio' che hai
pensi troppo a cosa fai
perche' a quelli come noi
serve spazio ed aria sai
troppo poco quel che c'e'...
...maledetti fragili
che si fanno scrupoli
che si sciupano da se'...

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Io non sono nero io non sono bianco io non sono attivo io non sono stanco io non provengo da nazione alcuna io, si, io vengo dalla luna io non sono strano io non sono pazzo io non sono vero io non sono falso io non ti porto jella né fortuna io, si, ti porto sulla luna