not necessarily an ordinary life

domenica 28 dicembre 2014

Heaven is overrated

 io credo ancora nel paradiso, ma almeno adesso so che non è un posto da cercare fuori. Perché non è dove vai, lo trovi dentro, quando senti per un momento di far parte di qualcosa... e se lo trovi, quel momento, dura per sempre. 

Something made me smile
Something seemed to ease the pain
Something about the universe and how it's all connected

To search for perfection is all very well
But to look for heaven is to live here in hell

Due categorie di persone sono soprattutto pericolose: quelle che cercano di farti raggiungere il paradiso e quelle che cercano di realizzarlo in terra. Entrambe sono convinte che non valga la pena di vivere in questo mondo, si isolano da tutti gli altri e ti promettono mari, monti, vita eterna e vergini. E diventano meno umani che mai, si dimenticano dei loro simili e non vedono più altro che il loro scopo, unico, isolato, sconnesso da tutto. E lì trovano una ragione, peccato che non sia il paradiso che tanto cercavano, ma un inferno amplificato dalla solitudine. 

mercoledì 5 novembre 2014

Un posto a Milano

Sai, c'è un posto a Milano in un quartiere che sa Ancora essere popolare dove sali le scale, togli le scarpe e qualcuno ha già pronto per te un bicchiere di quello che preferisci. Sai, quei posti dove non fa mai freddo ma se vuoi il padrone di casa ti presta una coperta e un paio di calze. Quelli dove puoi essere in due o in diciotto e le sedie sono sempre nel numero giusto per tutti, non si Sa Mai come. Ma sì, dai, hai capito benissimo: quei posti dove si beve e non ci si ubriaca mai, dove si parla un po' in italiano, un po' in inglese, un po' in francese e se non sai una parola qualcuno completa la frase lo stesso. C'è un posto dove se non si parla si balla. E se non si parla e non si balla, allora ci si sdraia tutti e si fissa una parete bianca, che tanto lo spettacolo arriva. In quel posto lì, pensa, nessuno chiede ma tutti sono curiosi. A me è persino capitato di essere abbracciata, strano eh? Ho addirittura confessato un amore trentennale per la fantascienza e tutto quello che è successo è che adesso mi portano al cinema a vederla. Sai, da questo posto esco la notte e camminando verso la macchina incrocio spesso dei musicisti. Io poi attraverso la piazza, giro la chiave nel cruscotto e alzo la musica. Jaaaazzzzz, perché quello che succede in quel posto lì, se devi chiedere cos'è, allora non lo hai capito.

giovedì 11 settembre 2014

Il paziente 07

Sul davanzale sono appoggiati  pochi fogli che non ho il coraggio di leggere, fino a quando non prevale il senso del dovere. Vado all'ultima pagina, dove vedo scritto nero su bianco che nessuno è arrivato in tempo per un ragazzo di 27 anni. Sì, lo so che il mio mestiere é leggere fragili vite nelle cartelle cliniche, lo so che non avrei potuto fare niente, lo so che lui non é nemmeno l'unico. E che mi aspettavo? Non sto valutando copioni di Hollywood. La vita *è* ingiusta, crudele a volte, casuale, senza senso. In mille discussioni l' ho sostenuto e questa adesso è solo un'altra dimostrazione. 
Io non ho quel tipo di dono, quello di saper pensare qualcosa di grande lassù che giustifichi a me stessa o agli altri questo incoerente mondo quaggiù. Se però trovate grazia e bellezza, che sono diffuse alquanto ma spesso non riconosciute, prendetevele e godetevele, un po' anche in nome del paziente 07, screening failure per evento avverso serio di massima gravità.  

Io poi ho controllato che tutto fosse in ordine, ho firmato i miei documenti e me ne sono andata. Nient'altro potevo aggiungere e nient'altro ho fatto dopo. Però ci ho messo giorni per raccontare tutta la storia a qualcuno che non fosse un mio collega.

lunedì 1 settembre 2014

Ascolta. Si fa sera.

Ascolto. Sullo scoglio al tramonto assumo una specie di posizione del loto e cerco di diventare un'antenna, tipo quelle che si mettono in ascolto di segnali extraterrestri. Nessuno sa esattamente che cosa dovrebbero captare, ma intanto sono lì e ricevono. Il problema non è ricevere le risposte, è avere le domande...che se si potessero incontrare quelle giuste anche senza cercarle sarebbe il paradiso in terra. Ma forse il problema vero non sono nemmeno le domande giuste: è sapere se e quando vale la pena farsele. O magari il momento stesso in cui mi accoccolo sullo scoglio al tramonto è sia la domanda che la risposta.
  Che cosa cerchi? Questo momento. Cosa ti ha cercato? Questo momento. E cosa hai trovato? Questo momento. Cosa ti ha trovato? Questo momento.

Probabilmente questi pensieri giravano attorno al mio neurone sullo scoglio. Hanno avuto breve consapevolezza di se stessi, non tanta da diventare coscienti, non tanta da cristallizzarsi in parole. Avrei voluto domandare: scusa, capti qualcosa tu? Cos' è che ti è venuto a cercare, che cosa ti ha trovato, sei sicuro che basti smettere di chiedere? e se poi niente arriva, vuol dire che niente ti aveva cercato? io non sono sicura di voler sapere che niente mi verrà a cercare. Non ho fiatato, non volevo rovinare il momento a nessuno, son cose da godersi in silenzio.

giovedì 28 agosto 2014

genova-dicevo

genova l'ho conosciuta di notte a neanche vent'anni. avevo una uno scassata, una storia appena iniziata ed eccessiva confidenza nelle curve. poi una sera la uno con me dentro non c'è stata quasi più o così mi ha raccontato la volante dietro di me.
Così non ho più visto genova di giorno per altri 15 anni. però lei mi è stata più fedele di un amante, anche se io non lo sapevo e ha trovato il modo di tornare. 
Il venerdì prendevo la macchina o il treno e scappavo letteralmente via, sulla serravalle: un'amica mi accoglieva, mi portava in giro, in spiaggia, dovunque c'era da divertirsi. io le facevo compagnia e le riempivo i weekend, lei mi faceva sentire a casa, la città mi ha sempre trattato come se veramente si potesse vivere di nuovo. ironico, o forse solo perfetto così: dove tutto era iniziato non poteva essere altro che il luogo dove tutto poteva ricominciare un'altra volta. 
ho lasciato ancora genova, perchè, diciamo la verità, se la poteva cavare benissimo da sola ;), perchè le cose cambiano e perchè certi rapporti, anche quelli con le città, si sfilacciano ma non si tagliano mai del tutto. 
giuro che non me la sono andata a cercare ancora: è stata lei a venirmi incontro un'altra volta. certe cose succedono e basta ed è così bello arrendersi all'evidenza del caso. 
quell'espressione che ho io quando torno a genova non è paura del mare scuro che si muove di notte (che so per esperienza che i tornanti certe sere si muovono molto di più): è un misto di gratitudine, allegria, commozione, libertà, pace e divertimento, è lo specchio del sorriso con cui accompagnate la focaccia e il mojito (sì, non siete poi così selvatici: voi mi sorridete e persino mi abbracciate). 
non era scontato, non è mai stata un'idea come un'altra: genova non ha i giorni tutti uguali, lei ha le vostre belle facce.
 non ho resistito alla tentazione di raccontarvi questa mia genova, questo moltiplicatore di emozioni ed energia, che io non so nemmeno descrivere tanto bene. e scusate se magari la conoscevate già: chissà quante volte hanno già provato a parlarvi della vostra città. Io ci tenevo solo a farvela vedere con i miei occhi, a farvela sentire al mio ritmo.

martedì 26 agosto 2014

Orizzonti, non confini

E' un mio enorme difetto, lo so: io sono una donna di mare e di pianura. A me l'orizzonte piace liscio; avere la vista intralciata da cime e altitudini non mi regala pace, perché non riesco a immaginare cosa ci potrebbe essere oltre. Io adoro le distese infinite, che siano acqua o pianura, magari appena appena movimentate da onde, dune o vegetazione qua e là. Perché in quell'orizzonte piatto, noioso, io ci vedo mille possibilità. Potrebbe essere sempre diverso e nonostante tutto uguale a se stesso, come il mare. Chissà quali infiniti mondi si nascondono sul limite di una linea dritta lontana. Mi piace pensarli, immaginarli, accarezzarli con la mente. In una distesa piana puoi andare in qualunque direzione: la scelta spetta a te. Devi solo lasciare la mente libera di spaziare, camminare, tornare indietro, vagare, passeggiare, correre, fermarsi. E non importerà mai il percorso, ma sempre il viaggio.

martedì 5 agosto 2014

Tutti i miei viaggi, tutti scritti in fila (gulp!)

scritti in fila su un curriculum, ben elencati, in rigoroso ordine cronologico: tutti quei chilometri mi guardano dal foglio bianco ed è come se mi chiedessero perché li ho fatti vivere. Prima erano distanze su una mappa e adesso che sono viaggi vogliono sapere che cosa li ha fatti nascere. Ognuno ha un motivo contingente, certo, una ragione sua particolare. Però sono tutti fratelli, figli della stessa curiosità del mondo e della voglia di vedere e raccontare. Partire per poi tornare: è troppo triste partire se non c'è un posto dove tornare e tornare è una condanna se non si può ripartire. 

martedì 10 giugno 2014

tiffany

"perchè tiffany?" "tiffany ti si adatta, ci sta" 
avete mai ricevuto in dono un nome? non un soprannome, non una forma accorciata del nome di battesimo, non il nickname, un vero e proprio nome. per di più, uno che vi corrisponde, più di una vostra fotografia. 
tiffany vuol dire gioielli e audrey hepburn per voi, che sono due cose comunque piacevoli da ricordare. andrebbe già bene così però non è tutto.
tiffany è piccolina e minuta e si accoccola per dormire, perchè si sente comoda solo se anche gli altri lo sono. 
si lava, si trucca e si veste in cinque minuti, perchè lo stile è quello e non c'è bisogno di altro. 
viaggia con pochi chili di bagaglio e ha sempre con sè l'essenziale e il superfluo perchè più chilometri si fanno più servono entrambi. 
ha unghie rosse, orecchini lunghi, un costume da bagno sotto il vestito, le scarpe da ballo in borsa, un bicchiere in mano e il prossimo viaggio in mente. 
ha un lato punk che si concentra nel puntolino argento sulla punta del naso e che ogni tanto si espande ma poi torna minuto come lei.
si fida al volo di chi sa suonare o anche solo strimpellare uno strumento, di chi adora il mare, di chi guarda avanti inventandosi la strada con una certa dose di leggerezza, di chi è capace di lasciarsi scivolare addosso le cose cattive come acqua sulla pelle. 
le piace pensare di avere orizzonti, non confini, come il mare. 
Tif-Fa-Ny. le sillabe non compiono nessun percorso sul palato come quelle di lolita ma poi importa davvero? è un regalo, uno dei migliori che abbia mai ricevuto.
 attribuire il nome giusto alle persone è farle vivere, saperle portare alla mente. tre sillabe: un nome, un regalo prezioso più di un solitario.

giovedì 29 maggio 2014

it's just your expectations should be lower...

"Quando ero giovane”, diceva lo scrittore francese Albert Camus, “mi aspettavo dalle persone più di quello che potevano darmi, amicizia eterna, emozioni permanenti”. Più di una volta era rimasto deluso. “Adesso ho imparato ad aspettarmi meno di quello che possono darmi”, concludeva. “Le loro emozioni, la loro amicizia, i loro gesti nobili continuano ad avere un valore miracoloso ai miei occhi, sono il frutto della grazia”. 


And you've been down this road before 
Which is not to say you're bored 
Or that you shouldn't want for more 
It's just your expectations should be lower, should be lower 

Io una volta credevo che significasse accontentarsi. Invece vuol dire solo adattarsi e non pretendere quello che non si può avere, non sempre, non tutto in una volta. Fai il primo passo, senza aspettarti chissà cosa, per pura voglia di farlo, perchè è la cosa giusta da fare, perchè non sapresti fare altrimenti, perchè è il meglio che tu sappia fare. Poi, let it be.

lunedì 26 maggio 2014

heaven in hell

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. — Italo Calvino, Le città invisibili

venerdì 23 maggio 2014

sei perfetta, ma...

«Gli uomini, con cui aveva tutto in comune, non la volevano tra i piedi. Le donne, con cui non aveva niente in comune, sorridevano troppo, ridevano troppo forte, e in generale le ricordavano i cagnolini, la vita persa dietro l'arredamento e il modo di vestire delle altre. Non c'era mai stato posto per una come lei»· Philipp Meyer

martedì 20 maggio 2014

what goes around comes around....

"what goes around comes around"
That is the effort you give will in the end be rewarded somehow. You just need to have some patience sometimes. Like they say good things come to those whom wait. 

 Questo mi scrisse la mia ex capa. Suona a metà tra il continuo impegno anglosassone e una specie di karma. Lo disse a me, poi, che ho sempre avuto la pazienza di una cicala, che ho sempre voluto tutto e possibilmente subito, perchè altrimenti non ero abbastanza brava. Proprio a me, che ho sempre pensato che se non ottenevo qualcosa al primo tentativo era perchè evidentemente non avevo fatto abbastanza per meritarmelo.

 Però, dato che i problemi non possono essere risolti dallo stesso atteggiamento mentale che li ha causati, ora proviamo a darci una possibilità. Proviamo a stare bene qui e ad adattarsi. proviamo ad aspettare un pochino, proviamo ad darci un po' di fiducia. proviamo ad essere positivi, entusiasti e a godercela

  Voy a reír, voy a bailar 
¿Pa' qué llorar? ¿Pa' qué sufrir? 
Empieza a soñar, a reír 
Voy a reír, voy a bailar 
Siente y baila y goza, 
que la vida es una sola 
Voy a reír, voy a bailar 
Vive, sigue, siempre pa'lante, 
no mires pa' atrás

venerdì 16 maggio 2014

zip-line

-Sai che la tua vita è appesa a questo filo?- 

eh, lo so: e allora bisognerà essere leggeri leggeri, bisognerà scivolare e non aggrapparsi, perchè altrimenti diventi pesante e non vai da nessuna parte. Le cose pesanti cadono, le cose leggere fluttuano e se eventualmente vanno per terra poi si rialzano in fretta. Volano da una parte all'altra, abbracciano l'aria e guardano il mare al di sotto.

(Io ho persino aperto gli occhi, che tengo chiusi anche quando ballo. Io soffrivo di vertigini e avevo paura di volare, una volta)

lunedì 12 maggio 2014

Mexico, it sounds so sweet...

L'acqua è dappertutto. Ti insegue beffarda sopra la testa. Copre i tuoi tentativi di rimanere asciutta. Riempie le buche per farti affondare. Si intrufola nello zaino. Rende scivolosa ogni parvenza di equilibrio. Pasticcia con la cera e gli aghi di pino per terra. Mi fa sembrare un cappuccetto rosa che cammina. Inumidisce la carta, che così, tutta corrugata, potrebbe sembrare una mappa vissuta, ma con la mia scrittura sopra assomiglia piuttosto a una lista della spesa dimenticata nei jeans. 
Poi entra dentro di te, sotto forma di tequila. Allora, tutto è molto più chiaro....
Poi entri tu, dentro di lei. Ci cammini a fianco: acqua che cade da sopra, che spruzza da sotto, che forma una parete in cui puoi infilare le mani. Ci navighi sopra e non è mai abbastanza, perché ti culla così bene. Ti ci immergi: come se ti avesse consegnato le chiavi di un'altra dimensione. Ti ci tuffi e lei ti porta in superficie gentilmente. Ti offre la possibilità di guardare con altri occhi. Ti accoglie alle tre del mattino. Ti fa iniziare la giornata. Ci giochi dentro. Stai a galla, che sulla terraferma non è mica sempre così facile. 
Poi esce lei da te, sotto forma di un paio di lacrime, perché la devi lasciare. Un paio solo, perché lei non tollera (e io nemmeno) le persone che guardano sempre indietro e mai avanti. Lei si adatta sempre alla tua forma: tu dovresti ricambiarle il favore e adattarti anche tu alla forma del mondo.

(Dicono che il Messico sia caldo e afoso. Well, I just don't care


lunedì 7 aprile 2014

dormire è un po' morire

Dormo. E' ora. Ho la sveglia presto. Spero di averla puntata giusta. Spero che le batterie del cellulare tengano. E' ora che mi addormenti. Non la so neanche, l'ora, ma dev'essere sicuramente troppo tardi. Poi se suona e non la sento? Beh, la sentirà lui e mi sveglierà. ma io non volevo svegliarlo, già mi sento in colpa per la levataccia. Lui potrebbe dormire e io alle 630 faccio suonare un cellulare. Magari la suoneria non gli piacerà. Non riesco a guardare l'ora, accidenti, devo illuminare lo schermo e non oso. Dovrei anche cambiare posizione. Non oso nemmeno quello. Com'è che di solito crollo in 10 millisecondi netti e adesso guardo il soffitto? Dev'essere che ho i piedi gelati, anche se stavolta di fianco c'è un uomo gentile che si è offerto di scaldarmeli. Suppongo che funzioni così nel 90% dei casi: suppongo e basta, dato che devo ammettere che non ho né ricordi recentissimi né una casistica adeguata. Suppongo anche che dovrei dormire, a questo punto, perchè domani ho la sveglia presto, ma forse l'ho già detto, vero? Ho anche quasi due ore di viaggio, ma quelle passeranno in fretta, troppo in fretta, maledettamente in fretta: è sempre troppo presto per arrivare in ufficio. Forse dovrei chiudere gli occhi e basta. Forse credo siano passate ore e invece sono solo minuti. Forse la realtà è che semplicemente non sono più abituata a dormire con qualcuno di fianco e non so come fare per no disturbare il suo sonno. Vorrei essere il più delicata possibile, conciliare il suo riposo, fare qualcosa per quest'uomo gentile di fianco, ma me ne sto ferma con gli occhi chiusi. Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l'ostacolo

lunedì 31 marzo 2014

il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà

Non si dovrebbe guardare indietro, mai. O almeno, io non lo dovrei fare, mi viene addosso solo un gran malinconia per quello che sarebbe potuto essere e non è ancora stato o non sarà mai. Una volta pensavo fosse sempre e solamente colpa mia: ora mi convinco che a volte davvero non avrei potuto fare di più e che solo circostanze sfavorevoli si siano messe di mezzo. Te lo insegnano, a biologia: per provocare un evento non c'è solo bisogno dello stimolo, è necessario che anche il ricevente sia in grado di elaborarlo. Provarci sempre e comunque consuma energie e tutti gli organismi viventi vanno al risparmio. Meglio fare quello che si può e aspettare condizioni migliori. Tutto molto ragionevole, in effetti. Dev'essere un altro senso del non arrendersi mai: provarci, valutare le condizioni, eventualmente aspettare, provarci ancora. Dev'essere che a me le attese fanno stare male.

martedì 25 marzo 2014

attenti a quello che desiderate...

....perchè potrebbe realizzarsi. Ad esempio, potreste aver accarezzato in tarda estate l'idea di oltrepassare il fiume T. senza indossare il cappotto. Certo, può anche passare un intero inverno...
  It's gonna take time
A whole lot of precious time
 It's gonna take patience and time, 
ummm To do it, to do it, to do it, to do it, to do it,
 To do it right child

giovedì 6 febbraio 2014

complicarsi la vita


http://xkcd.com/1319/

Sostituite "code" con "procedura" o "tracking" e avrete un'idea di quanto può essere facile complicarsi la vita nel mio lavoro.

lunedì 3 febbraio 2014

Pozzanghere

Così muoiono le serate milanesi, nel freddo e nella pioggia, tra il miraggio del té caldo e l'incubo della sveglia, avendo l'ossessione di essere in ritardo non si sa bene per cosa. Muoiono per lenta consunzione, per stanchezza, per peggioramento delle condizioni generali, come si scrive nelle cartelle cliniche per non dire l'ovvio, perché si è costretti ad assegnare una causa a qualsiasi cosa. Si trascinano, come i miei passi, come le storie che ho troppa paura di perdere, perché, si sa, c'è sempre un'alba e una speranza, alla fine. Monicelli aveva ragione, la speranza è quella che ti frega, che ti fa vedere una strada dove palesemente c'è una palude. Qui nemmeno quella, solo pozzanghere.

Elenco blog personale

Lettori fissi

Archivio blog

About me

La mia foto
Io non sono nero io non sono bianco io non sono attivo io non sono stanco io non provengo da nazione alcuna io, si, io vengo dalla luna io non sono strano io non sono pazzo io non sono vero io non sono falso io non ti porto jella né fortuna io, si, ti porto sulla luna