not necessarily an ordinary life

venerdì 30 dicembre 2011

quelli che

Ormai state crescendo, state diventando una rispettabile compagnia. Le vostre ombre mi seguono, le vostre parole mi riempiono le orecchie, i vostri silenzi svuotano le mie giornate, i vostri passi accompagnano i miei. Quando sono sola e guido di notte le vostre facce diventano personaggi di una sceneggiatura mal scritta. Nelle hall degli alberghi aspettate la mia compagnia e quando passeggio la sera mi reggete la borsa. Tutti coloro che hanno lasciato cadere nel vuoto l'opportunità di camminarmi accanto uscendo dall'ombra delle mancate risposte.

martedì 20 dicembre 2011

perchè io sono ancora una scienziata, dentro

"Le gioie più grandi che mi abbia dato la mia professione sono due. La prima è quella di avere avuto la consapevolezza, per qualche istante, di essere uno tra i primi essere umani a vedere qualcosa che l’universo aveva fino a quel momento tenuto nascosto. La seconda è quella di aver visto un mio interlocutore, qualcuno magari conosciuto per caso e con cui non avrei mai più parlato in vita mia, illuminarsi per aver capito per la prima volta qualcosa che gli era sempre sembrato astruso. Non sono sicuro, lo dico onestamente, di quale tra le due sia la gioia più grande"


http://www.ilpost.it/amedeobalbi/2011/12/19/apologia-del-divulgatore/

giovedì 15 dicembre 2011

quello che i girovaghi non dicono

Non dovreste invidiarmi perchè prendo aerei, treni, taxi e dormo in camere d'albergo e sembro una trottola impazzita o una girella vagante (bellissima espressione che devo ad un amico). Bisogna essere girovaghi per vocazione per stare bene in questo tipo di vita, bisogna non essere capaci di apprezzare casa, bisogna ammettere di saper fare i conti solo con se stessi. Bisogna diventare lucidi organizzatori di ogni minuto anche se non sembra e sperare che gli altri capiscano. Bisogna essere curiosi e un po' incoscienti, il che non sempre è un bene. Bisogna essere attratti dalla semplice prospettiva di un giro di giostra, e pazienza se poi è una fregatura. Bisogna essere contagiati da questa strana sindrome del "perchè non andare a vedere?" Bisogna essere consapevoli di non saper pronunciare quelle due parole, per sempre, che individuano un legame permanente codificato. Bisogna sapere che casa è un pezzo di tappeto con il PC, un giornale e il satellite e talvolta sentirsi in colpa per questo. Bisogna capire che tornare ha senso solo se posso andar via di nuovo e sperare che qualcun altro lo capisca altrettanto bene.
Però, quelle sere che le stazioni o gli aeroporti ti accolgono con le luci o che uno sconosciuto in metro ti regala un biglietto perchè non hai da cambiare o quelle volte davanti a una cartina con la curiosità di sapere dove andare o quelle altre in cui tizi improbabili ti consigliano dove andare a mangiare, beh sono impagabili.
Ecco, ogni tanto, mi piacerebbe solo che qualcuno alla stazione mi prendesse il bagaglio solo perchè sono stanca e perchè è venuto ad aspettarmi, non perchè è un tassista e lo fa di mestiere. Ma non si può avere tutto. No? E chi lo ha detto, io voglio andare a vedere :)

I'm that kind of man who is always on the road
Wherever I lay my hat, that's my home

domenica 4 dicembre 2011

il matrimonio della mia migliore amica

Punto la sveglia. Inutile, tanto mi sveglio prima. Oddio non ho stampato le invocazioni che devo leggere. Ma quando si leggono? Ecco, lo sapevo che avrei dovuto frequentarlo, il catechismo. Ma ora credo sia tardi. Caffè, colazione, bagno caldo. Trucco e parrucco. Vestito, tacchi, cappotto. Pronta. Mai arrivata così in anticipo a un matrimonio: anzi, ora che ci penso sono sempre arrivata dopo la sposa. Però oggi non posso rischiare. Non posso, non posso, non posso. Infatti sono sul sagrato e non c'è nessuno, neanche lo sposo. Fammi controllare: ora, giorno, chiesa son giusti, sì, almeno quelli li ho azzeccati. Ah, eccoli lì tutti quanti. Nemmeno uno che sappia cosa siano le invocazioni e quando si debbano leggere. Chiedo a monsignore in sacrestia: lui avrà la risposta, sono un genio. Grazie a lui e al suo cenno con la testa vado via liscia senza inciampi. Non ho riso istericamente, non sono caduta: il sangue comincia a rifluire e mi torna un po' di colore. Meglio, così non congelo del tutto. Prendo il riso. Chiacchiero e mi distraggo così il riso mi rimane fra le mani e saluto la sposa a pugni chiusi per non spalmarglierlo sul vestito. Mi ucciderebbe col bouquet e io non voglio rovinarglielo. Uh, si va a pranzo. Ma io avevo tante cose da dire alla mia migliore amica, che adesso è vestita di bianco e porta un anello al dito anulare sinistro. Me la portano via. Anche io vengo portata via: ci sono gli aperitivi. Incontro persone a cui devo riassumere vent'anni in tre minuti. Però mi fa piacere. Però mi fa anche arrabbiare, accidenti: se mi dici che hai sempre avuto un debole per la mia conversazione (sic) mi vuoi spiegare perché sei sparito? Contento tu...Ah, altra gente: ma guarda, ma certo, sicuro che non facciamo passare altri anni. Diciamo così a ogni matrimonio, solo che viviamo a venti minuti di macchina, lavoriamo nella stessa città, ma non ci si becca mai. E io sono un po' stufa di rincorrere sempre, ma é un vecchio discorso e poi che importa? La sposa sta per lanciare il bouquet. Dalla parte opposta alla mia, si intende. La gente comincia ad andarsene, ma quando si comincia a ballare? Io ho voglia di ballare. Solo io, mi sa. Infatti mi porgono gentilmente il cappotto. Abbraccio la sposa: piango. Ok, é l'ora di andare. La festa é finita, gli amici se ne vanno: mi raccomando, non è che ci sentiamo tra altri vent'anni, eh? Sì, come no. Mi raccomando, vediamoci. Io ci conto, ma chissà quante volte ci ho contato solo io. Così, perdonate, ma credo che finirà come al solito: vi chiamerò io. Nel frattempo torno a casa, anche se non ho sonno e avrei voluto ascoltarvi, chiacchierare e ballare. Ma solo io: cavolo, ve ne siete andati tutti. Non posso rimanere con gli sposi, direi. Saluto e ripiango.
Ciao, amica. Tu sei vestita di bianco e hai tolto le scarpe e non vedi l'ora di andare a casa, io porto i miei tacchi e il mio tubino con cuore di pizzo nero in macchina e a casa proprio non mi andrebbe di tornare.
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giovedì 17 novembre 2011

elitocrazia

Sento in giro che ora abbiamo un governo d'élite. Sì, e allora? Se élite vuol dire gente competente, che occupa il posto che ha per merito personale, allora sono completamente a favore delle élites. Io vorrei che chi mi rappresenta fosse migliore di me, per esserne.fiera e eventualmente imparare. Così come esigo che il mio capo sia più competente di me. A me sembra una cosa normale. Pare che ultimamente non sia così.
Poi mi piacerebbe che anziché un governo del fare, ci sia un governo del pensare, prima di fare. Troppo?
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martedì 18 ottobre 2011

signor giudice

Voi volete la verità: se c'é un reato dev'esserci un colpevole. E avete ragione, sapete, in linea di principio. Il problema è che la verità deve essere dimostrabile secondo regole condivise, altrimenti si chiama opinione. Legittima, razionale, argomentata, ma opinione. Sì, rientrano nella categoria anche i dogmi. Quindi se non ci sono prove o se sono contestabili, la verità non esiste. Le cose potrebbero essere andate in un modo oppure in un altro e non lo possiamo sapere fino a che non raccogliamo nuove prove. Oppure sappiamo benissimo cosa è successo ma non lo possiamo dimostrare, il che é lo stesso. Non è nemmeno detto che la ricostruzione dei fatti dettata dalle prove sia quella che si é effettivamente svolta. È solo quella dimostrabile, ma non ne esiste altra. È tutto quello che abbiamo ma non é poco e non credete a quelli che vorrebbero la verità vera.
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venerdì 23 settembre 2011

la verità, vi prego, sull'amore

E comunque, quello che non sono ancora riuscita a capire è il motivo. Perchè tutta quella musica, i libri le risate, la birra, il vino, se poi volevate solo me senza conoscermi.

A volte serve un motivo, un motivo
Certi giorni ci chiediamo è tutto qui
e la risposta è sempre sì

martedì 6 settembre 2011

numb3rs

Hai detto che ti piacciono i numeri. Anche a me, fondamentalmente perchè hanno sempre una storia da raccontare. Sanno parlare anche quelli anonimi, non solo quelli famosi. Se li metti in fila, ognuno avrà una voce diversa, ma insieme comporranno una trama. Quando ero al liceo i numeri ballavano sul foglio e io li dirigevo: bastava stare ad ascoltare dove volevano andare. Succede anche con le parole e con le note, ma i numeri sono più diligenti e tollerano meno dissonanze ed errori. Sono irrigimentati in righe o colonne ma non ne sono prigionieri: sono inframmezzati da simboli ma loro trovano il modo di risaltare sempre. I numeri descrivono paesaggi, popolazioni e società e sono sempre diversi ma non cambiano mai. Sono pazienti: rimangono lì, in attesa che qualcuno li ascolti e li tratti come meritano e magari tiri fuori da loro una legge, una soluzione, un'incognita da scoprire. Come certe persone, non si svelano facilmente se non a chi mostra per loro un minimo di attenzione e possono sembrare taciturni ma nascondono mondi infiniti e impensati. Basta a volte davvero poco: chiedete e vi sarà risposto.

godot fra i due neuroni

-Stai già partendo in quarta. Aspetta!
-Cosa?
-Un simbolo, un segno, un segnale....
-Qualcosa tipo una croce nel cielo?
-Ecco, lo vedi, non mi prendi sul serio.
-No, lo ammetto, preferisco fare di testa mia.
-Non che i risultati abbondino, ma lasciamo perdere...
-Ma sì, succederà come tutte le altre volte, non ti preoccupare.
-E' appunto questo che preferirei evitare.
-Anche io, ma sembra che non ci sia verso.
-Ma certo che c'è: devi vedere, capire, aspettare...
-Cosa?
-Un segno, un segnale...

mercoledì 20 luglio 2011

la pala gira

Questo albergo ha sicuramente conosciuto tempi migliori, ma è costato poco e ci rimarrò una notte soltanto. La camera è piccola, senza aria condizionata. C'è un ventilatore sul soffitto. La pala gira ma sposta solo aria calda. Fuori non c'è sole, ma è solo l'afa che lo nasconde. La pala gira e non vale la pena farsi una doccia, già respirare costa fatica. La pala gira, tanto lo so che tra un attimo non sarò più cosciente, cadrò in un sonno senza sogni. La pala gira e sta esattamente sopra la mia testa, chissà con che cosa la avranno fissata. La pala gira e non disturba nemmeno la colonna di moschini impavidi accanto al lavabo. La pala gira e si porta dietro il soffitto e la sua ombra. La pala gira, oddio, non è che mi sta ipnotizzando? La pala gira, ma accidenti, il movimento non doveva essere un'illusione, eh, Zenone? Achille non raggiungerà la tartaruga e io non arriverò a spegnere la luce, con le mani piccole che mi ritrovo. La pala gira, ma vuoi vedere che ha capito tutto lei, che va avanti anche se è palesemente inutile il suo sforzo. La pala gira, ma io ormai quasi dormo e se non la guardo forse smetterà. O ha già smesso, tanto è uguale, tanto è tutto immobile, tanto non serve. La pala gira, buonanotte.

Questa camera d'albergo esiste solo nella mia mente, però grazie a:
- i moschini in colonna in una pensioncina di Oporto
-l'afa soffocante di Malta
-la pala che girava in non mi ricordo più che paesino in Francia o era Grecia, o Spagna chi lo sa?
-quelle sere che mi addormento sul divano o sul tappeto, a casa mia

domenica 26 giugno 2011

road to nowhere

Ci sono certe strade che ti trovi a percorrere sempre anche senza volerlo. Una di queste è una statale in Lombardia che da Milano porta quasi fino al Po. Mio padre ci passava per andare al lavoro la mattina prestissimo e io ripetevo lo stesso tragitto per andarlo a riprendere qualche volta. Dall'università in poi quella statale l'ho sempre percorsa allegra, spensierata, per tirar tardi e dormire dalle mie amiche. Poi quelle amiche si sono sposate, hanno avuto figli e io su e giù per la pianura padana sempre col sorriso. Ancora mi è capitato di andarci un mezzogiorno d'agosto, che a me sembrava luminoso e invece era grigio perché era già finito tutto prima di cominciare e non lo avevo capito. Poi qualche settimana dopo ho guidato decisa su quella strada e forse è stato un errore ma ormai non ha importanza. Ho continuato a fare su e giù. Un giovedì di primavera ero al volante, di nuovo. Nessun entusiasmo, solo un'amica da consolare e abbracciare. Certe strade non andrebbero percorse col magone, mai, perché ogni centimetro si porta dentro un tale carico di emozioni che poi semplicemente non ce la fa a rimanere zitto e muto. Esplode e l'unico rimedio é tenere il volante dritto e la musica alta. La strada non ha curve, solo nebbia d'inverno e afa d'estate e sempre traffico, camion, bici, lavori, signore e falò ai bordi e pattuglie della stradale e in mezzo un fiume, incroci, semafori, campi e odore di letame. Ma a me sembra che la attraversi la vita e mi piace per questo.
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martedì 7 giugno 2011

perché sì (o no)

Se volete che tutto rimanga com'è, votate no. Se volete cambiare, votate sì. Se non avete idea, votate scheda bianca. Se volete protestare, annullate la scheda. Ma andate a votare. Perché gli assenti hanno sempre torto. Perché che abbiate un'opinione o no, la possibilità di esprimerla è un valore in sé. Per rispetto verso chi vorrebbe votare e non può e lotta per questo. Perché vi costringe a pensare. Perché la democrazia non é un sistema ottimo in assoluto, ma é il migliore che abbiamo. Perché voi valete. Perché sí (o no).
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mercoledì 25 maggio 2011

global warming

Fa un caldo assassino in questa città. Ammazza le idee, attacca i pensieri ai neuroni, rende la materia grigia una sostanza vischiosa, in cui i ragionamenti si fanno strada a fatica. L'asfalto cede sotto i tacchi, sembra quasi che voglia trattenere i passi: é inutile andare da qualsiasi parte. Non troverai una giungla diversa da questa se ti sposti: é tutto immobile, afoso, silenzioso. Non c'è aria limpida, non circola niente. Non puoi fare niente: stai lì fermo e aspetta, come le lucertole al sole.
Summertime, and the living is (not) easy.
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mercoledì 11 maggio 2011

flower power

Ho sempre invidiato i fioristi. Io non riuscirei a far vivere una pianta grassa nel deserto (di farla morire al polo son buoni tutti, non vale). Per le strade i chioschetti sono macchie di colore impressioniste. Anche gli errori degli architetti possono essere coperti di fiori e diventano accettabili. I balconi sono allegri con quelle cascate che sfidano lo smog. Per non parlare dei profumi di sera del gelsomini o dei glicini o delle acacie. Amo la mia città in primavera: è forse la sua stagione migliore, insieme alle luci del natale. Adesso scendo dal tram e mi compro un mazzo di fiori.
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lunedì 9 maggio 2011

on the road

Nelle ultime due settimane sono rimasta a casa due giorni. Una buona media. Non so più come spiegare che io mi rilasso stando in giro, scegliendo ristoranti, alberghi, itinerari, molto per lavoro e un po' per svago. Le persone stentano a crederci e pensano che stia fuggendo da casa mia. Non è così. Sono solo una gran curiosa che ha imparato a viaggiare con poco. Probabilmente qualcuno prima o poi mi convincerà a diminuire i km, o forse mi seguirà nei miei vagabondaggi. O magari finirò come mia zia novantenne, che da Milano se ne andava al mare sola soletta in pullmann in tailleur e rossetto rossi. Nel frattempo, mi godo partenze e arrivi.


domenica 24 aprile 2011

specie protette

Ho visto l'altra sera dei fenicotteri aggirarsi in un locale. Sono arrivati in branco, tutti uguali con le loro gambe lunghe e il colorito rosa. Hanno preteso spazio, ma si sa, son specie protetta. Uno si appoggiava su una colonna, l'aria persa. Altri arrivavano a gruppi di due o tre e quando si mescolavano al gruppo non riuscivi a distinguerli. Erano tutti uguali.
Noi ci siamo spostate un po' in là, perché volevamo osservarli, da vere birdwatchers. Abbiamo cercato di capire il loro comportamento. Abbiamo desistito. Nulla da segnalare. Come tutte le specie protette di questa città, fanno di tutto per farsi notare ma poi non c'è niente di significativo da annotare.
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domenica 10 aprile 2011

Space, man!

Da 50 anni esatti siamo nello spazio. Mi pare un'ottima occasione per riascoltare, in rigoroso ordine sparso:

Rocket man-Elton John: tutta questa scienza, io non la capisco. E' solo il mio lavoro, cinque giorni alla settimana.

Space oddity-David Bowie: nessun commento è abbastanza. A Gagarin è fortunatamente andata molto meglio che al maggiore Tom.

Defying gravity-Wicked: magari Gagarin prima di partire avrà sussurrato a sua moglie: dammi un bacio, ciao ciao, provo a sconfiggere la forza di gravità.

The return of the space cowboy-Jamiroquai: e magari in orbita si balla!

Man on the moon-REM: lo so, non c'entra niente. But if you believe they put a man on the moon...

Spaceman-Babylon zoo: e sicuramente avranno detto a Gagarin: space, man. I always wanted you to go into space, man!

Extraterrestre-Eugenio Finardi: ma sicuramente Gagarin avrà pensato in un qualche momento: voglio tornare indietro a casa mia...

Starman-David Bowie: mah, forse magari Gagarin l'ha incontrato e non ce l'ha mai detto...

Walking on the moon-Police: Giant steps, we could walk forever..

Sul bel Danubio blu-Richard Strauss: io sono una patita del genere, d'accordo. ma solo io quando ascolto il valzer penso alle astronavi bianche che danzano e non a Vienna, al concerto di Capodanno o al ballo delle debuttanti?

mercoledì 6 aprile 2011

ho un cuore rosso che cammina su dita sottili

lunedì 28 marzo 2011

se 300 euro vi sembran pochi....

è il prezzo della verità oggi. Forum docet.
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venerdì 18 marzo 2011

i sogni son desideri....

You'd better watch out
On what you wish for

Occhio ai desideri che vorreste realizzare. Perchè il pericolo più insidioso sta nel fatto che si realizzino sul serio e poi vi lascino lì, a chiedervi: beh, e adesso perchè quello che volevo a tutti i costi e che ho ottenuto è scappato via? E dopo? Ne valeva davvero la pena? O sono io che ho uno strano paio di lenti deformanti per cui non so vedere cosa andrebbe bene per me sul serio? Se poi c'è sul serio, questo sfuggevolissimo qualcosa.

Doctor, doctor won't you please prescribe me something


A day in the life of someone else?


Cuz I'm a hazard to myself

mercoledì 16 marzo 2011

come i pini di Roma...

Poi la strada si allarga, compare una collinetta con qualche pino, muri che potrebbero rassomigliare a quelli di antiche terme e spunta il sole. No, quando si vedono scene così non si ha il diritto di ritenere che il mondo sia brutto o cattivo.
Coloro che lo sporcano, che non lo guardano, che non lo considerano, non solo umiliano se stessi e la specie a cu appartengono, ma tolgono a tutti il diritto di godere della sua bellezza.
A me questo fa incazzare mille volte di più che pagare il 41% di tasse sul mio stipendio. Perchè chi ha sporcato, chi ha inquinato, chi ha goduto di un bene di tutti considerandolo come proprio non ha considerato degni tutti gli altri di guardare o di possedere qualcosa di bello. Scusate se è poco.

lunedì 7 marzo 2011

ecco, questo stanno facendo...

domenica 20 febbraio 2011

4 o'clock in the morning

Ehi ma che ore sono? Le quattro? E pensare che non avevo nemmeno voglia di uscire. Ma che ci faccio in macchina con un vestito rossonero con una zip che devo tenere sempre sotto controllo, un paio di stivali e nessuna voglia di tornare a casa? Non mi ricordo chi ha suonato nel locale, so solo che l'alba è talmente vicina che gli uccellini stanno cantando e che è imbarazzante il numero delle volte che ti dovrei ringraziare. Spero solo di mantenere quello che tu vedi in me, che è difficilissimo, perchè io non lo vedo. Io vedo solo i tuoi occhi che ridono e pazienza se hanno qualche ruga in più di quando ti ho conosciuto. Però continuo a specchiarmici e so che mi sono amici.

venerdì 18 febbraio 2011

friday!

Poi alla fine smette di piovere e c'è un po' di azzurro nel cielo e persino un po' di sole.
It's friday and I wanna rock!

martedì 15 febbraio 2011

tra le nuvole (leaving)

Ho un trolley o una borsa capiente che mi seguono perennemente (sì, la valigia sul letto è quella di un lungo viaggio..). So partire in mezz'ora, biglietti e check-in compresi. Quando ho visto George Clooney prepararsi la valigia e sapere già dove andare per trovare la fila più corta, prima ho riso, poi l'ho guardato con tenerezza, come si fa con qualcuno che ha i nostri stessi vizi. Quando l'ho visto partire, viaggiare, bussare a una porta per poi intuire in un attimo che aveva frainteso tutto quanto, avrei voluto sparire sotto la seggiola del cineforum. Non capita spesso che un film afferri qualche cosa di te, è come se il regista e l'attore ti avessero spogliato e tu non te ne fossi neanche accorta. E quando ho ascoltato di nuovo questa canzone, ho pensato che in fondo sono sempre partita e tornata da sola. Che tanto sapevo che nessuno mi avrebbe aspettato. Io conosco a memoria solo le strade da e per gli aeroporti ma mi piacerebbe che per una volta qualcuno venisse a prendermi, così, per vedere di nascosto l'effetto che fa. Io ho sempre solo sperato che coloro che ho salutato con un bacio prima di partire al mattino abbiano per me un sorriso, così come io l'ho sempre conservato per loro.
Already I'm so lonesome I could die...
...ma no, non voglio essere solo no,
non voglio esser solo no,
non voglio esser solo mai...

martedì 8 febbraio 2011

puff! dissolvenza...

Ho tagliato un po' i capelli: ora sono un po' più sbarazzini.
Prima non li avevo molto più lunghi, ma riuscivo a fare una coda che a volte mi prendevi per gioco. Ecco, di te ricordo come fosse ieri che scherzavi con i miei ricci e che una volta passando dietro di me seduta a leggere mi hai accarezzato la nuca anche se non avevo i capelli raccolti. Quello che più di tutto rimpiango è la confidenza che quel gesto ispirava, non mi è mai importato niente di tutto il resto. Ma sembra che sia stata inghiottita da una di quelle incongruenze spaziotemporali che si incontrano nei miei adorati racconti.
Forse è riapparsa in un altro tempo, un altro luogo, un'altra dimensione, ma il presupposto di vivere in questo mondo è di non sapere nulla di ciò che accade negli altri.
Life is very short, and there's no time
For fussing and fighting, my friend.
I have always thought that it's a crime

domenica 30 gennaio 2011

ho visto anche gli zingari felici

Sono una zingara apolide che da bambina voleva vivere in albergo.
Al Ritz! Avrei osservato dietro una tazza di caffè bollente tutta quella bella gente elegante coi bauli di Louis Vuitton salutare Coco Chanel.
In una pensione da quattro soldi di una città americana! Avrei cercato di far capire a uno di quegli investigatori privati con l'impermeabile che l'assassina non ero io.
Al Danieli! Sarei scesa in gondola durante il carnevale, con una di quelle maschere fantastiche
In un motel sulla route 66! Avrei visto Jack Kerouac o più probabilmente il suo spirito aleggiare
In una locanda sul Nilo! A mangiare focacce con i contadini
Al Waldorf Astoria! A uno di quegli splendidi balli a tema che non si usano più
Io mi trovo bene nelle stanze non mie. Negli alberghi di tutto il mondo ho sempre trovato persone gentili e sempre incontrato amici assolutamente per caso.
Anche gli zingari apolidi sono felici, a loro modo, quando tornano a casa. Perchè sanno che da lì ripartiranno, prima o poi. Perchè sanno essere le persone più fedeli del mondo, se non li si costringe a restare.

I'm not worth it, you see...
Wherever I lay my hat, that's my home

mercoledì 26 gennaio 2011

buonanotte

Ci sono sere in cui preparo valigie e non ho sonno, in cui disfo bagagli, esco a cena, torno, ne chiudo altri e non è mai tardi.
Mi chiedo solo: ma tu, tu cosa fai per dormire la notte?
So già come finisce: leggo le ultime pagine del giornale sul divano e mi risveglio in piena notte o quasi mattina coi vestiti addosso, i segni della stampa sulle mani e il neurone occupato da un sogno che se ne è appena andato.

I woke up in my clothes again this morning
I don't know exactly were I am
I should heed my doctor's warning
He does the best with me he can
He claims I suffer from delusion
But I'm so confident I'm sane

E non ti preoccupare, se mai ti ha lontanamente sfiorato l'idea, io sto bene. Ma non voglio andare a letto.
E insomma, che importa, io i miei sogni te li avrei raccontati in cambio di niente ma tanto non mi dirai come fai a prender sonno. Io un'idea la avrei, ma ho perso l'occasione per raccontartela o forse non l'ho mai avuta.

martedì 18 gennaio 2011

che la forza sia con voi! (la nebbia e i cavalieri)

In fondo a me piace la nebbia. Sarà perchè ci sono nata. Sarà perchè mi sembra di stare in uno dei miei adorati racconti di fantascienza: nessun contorno netto, nessuna strada definita, l'imprevedibile dietro ogni angolo. Poi la nebbia nasconde tutto, così come fa la luce piena del sole. Nasconde me, le lancette dell'orologio che ho smesso di portare, l'orizzonte che è sempre così lontano, un passo più in là delle mie gambe troppo corte. La nebbia è in fondo uguale a quando mi alzo al mattino senza occhiali: nessun confine, nessun riferimento. Guardare senza vedere, immaginando e potendo contare solo in quello che vede la tua mente. Mai sognato di essere un cavaliere jedi?

lunedì 17 gennaio 2011

taxi driver

Il tassista è un uomo anziano che mi racconta di quando saliva a Varese per andare a lavorare in svizzera. Guida una vecchia berlina con i sedili in pelle nera di cui non oso immaginare l'effetto sotto il sole di Catanzaro e la frizione che gracchia ogni volta che viene premuta, cioè mai quando servirebbe. Gli racconto che anche io sono scesa in treno fin qui, un anno che ero andata al mare vicino a tropea. La mattina mi alzavo all'una, facevo colazione con l'amatriciana e non facevo altro che mangiare e stare a letto. Per dormire mi dondolavo sull'amaca. Ma avevo vent'anni, i capelli corti e un uomo compiacente.
Il tassista è arrivato in aeroporto e magari non sarà joe le taxi (d'altra parte nemmeno io sono vanessa paradis) ma immagino lo stesso che possa portarmi in tutti i petit bars, tutti i coins noirs lungo la senna. Cosa non darei per avere una carta d'imbarco per parigi, quella Parigi magica che si vede in Inception. Il tassista mi saluta, io mi devo imbarcare per tornare a malpensa. Tropea e Parigi aspetteranno un altro po', io sono stanca e voglio sognare nel mio angolo di letto. Pas vrai, vorrei un'amaca appesa a un palazzo ripiegato come nel film. Pago il taxi, buonanotte.
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lunedì 10 gennaio 2011

non dire una parola!

Potresti scambiare due parole con me, sai? Se avessi un po' più di coraggio te lo direi sul muso, ti inchioderei al muro, ti griderei di tutto e poi ti lascerei lì, muto. Ma mi hanno dotato di poco fisico e troppe premure. E non so se ne vale la pena e tanto comunque probabilmente non ti interesserebbe e poi accidenti sarei così poco credibile. Perché con te appoggiato al muro e me pochi centimetri sopra, mi verrebbe in mente di tutto, ma parlare proprio no.
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sabato 1 gennaio 2011

la lista

blackberry e htc, che magari qualcuno ha campo..
una nuova playlist, che non si può stare senza musica
la guida, che tanto lo so che mi perdo
un taccuino e una matita, che sono grafomane
il bancomat e la carta di credito, che i contanti non fanno per me
il passaporto, che purtroppo serve sempre
la canon, che mi segue fedele
una scorta adeguata di magliette, mutande e reggiseni, tutto nero e bianco, che si abbinano in fretta e senza sbagliare
calze di filo di scozia, che si lavano in un attimo
un paio di scarpe per camminare e uno per cenare, che sono le due attività principali
un paio di pantaloni neri e uno blu, che mi stanno bene sempre
un golf nero, uno blu e uno rosso, che vanno con tutto
una sciarpa, che porto se ho freddo anche sopra il golf
una borsina a tracolla, che così non la lascio in giro
un libro di racconti di fantascienza, da leggere piano piano
una matita nera per gli occhi, un mascara e un rossetto rosso, che è sufficiente
un paio di orecchini scenosi e un anello importante, che risolvono qualsiasi mise un po' noiosa
un pezzo di sapone delicato, che serve per tutto
una crema idratante, che senza la pelle tira
il neurone, che da solo si annoia e io lo porto sempre a spasso con me,
lo spazzolino, che non ti puoi far prestare
una mente aperta, un sorriso e il cuore leggero, che sono la cosa più importante e non pesano nulla poi
that's all
(poi dicono come faccio a non imbarcare mai il bagaglio)

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Io non sono nero io non sono bianco io non sono attivo io non sono stanco io non provengo da nazione alcuna io, si, io vengo dalla luna io non sono strano io non sono pazzo io non sono vero io non sono falso io non ti porto jella né fortuna io, si, ti porto sulla luna