not necessarily an ordinary life

lunedì 6 luglio 2009

l'educazione sentimentale della signorina F.

La signorina F. guardava il paesaggio fuori dal finestrino distrattamente. Il treno la stava riportando a casa dopo qualche giorno trascorso ospite dalla signorina M., che dal paese dove entrambe vivevano si era trasferita in una città sul mare, piuttosto grande e con molte spiagge dove sdraiarsi, rilassarsi e chiacchierare di tutte quelle piccole cose importanti e trascurabili che cementano un'amicizia. La signorina F. stranamente non aveva chiuso gli occhi, come sempre le accadeva su un qualunque mezzo in moto per più di qualche minuto. Guardava le righe sulle pagine, ma non stava leggendo: i suoi pensieri vagavano indisturbati senza avere nessuna voglia di trovare una meta. Per un po' li lasciò andare, poi si concentrarono da soli su un paio di brevi conversazioni dei giorni precedenti, prima della partenza. Sul momento la signorina F. non vi aveva prestato attenzione, ma qualcosa evidentemente doveva averla colpita, se riemergevano dalla memoria dopo un po' di tempo. Una cara amica l'aveva avvertita: proteggiti, difenditi. Non hai bisogno di farti del male per capire che cosa davvero pensino le persone. Era davvero così? Forse per qualcuno, non per la signorina F., che sotto molti punti di vista si poteva definire un'impavida ingenua. Come riuscire a comunicare con un'altra persona senza essere completamente trasparente le risultava sempre un mistero. Come indovinare le intenzioni di qualcun altro prima di chiedere lumi esplicitamente era un enigma senza soluzione. Per usare un linguaggio preso a prestito dalle carte, doveva sempre "andare a vedere". Questo rispecchiava la sua natura di persona curiosa ed estroversa, ma a lungo andare era impossibile da sostenere. Curiosamente infatti, la personalità solare si accompagnava nella signorina F. a un certo grado di timidezza che le impediva di chiedere nei tempi e nei modi che avrebbe voluto. Nonostante le apparenze, non era infatti una di quelle persone spavalde, sempre sicure che gli altri ascoltino quello che hanno da dire, anche se insignificante. La signorina F. non avrebbe mai chiesto nulla per prima, ma se qualcuno si fosse preso la briga di farlo al suo posto, sarebbe stato sicuro di trovare in lei un'anima sincera e curiosa, disposta a concedere fiducia senza nessun appiglio concreto. A questo punto i pensieri tornarono all'altra conversazione riemersa dalla memoria della signorina F. Un amico comune stava consigliando la signorina M. su certi affari di cuore e stava descrivendo i comportamenti di altre ragazze con cui si era accompagnato negli ultimi mesi. Sedurre-diceva-fare in modo che nasca il desiderio di stare con te, di scoprire quello che sei. Alla signorina F. sembrava sul momento che quell'amico avesse colto nel segno: pareva una descrizione presa dal manuale del perfetto casanova. Ma i pensieri vaganti di quel pomeriggio sul treno colsero un altro aspetto: se è così, allora quel modo di essere trasparente, di non essere capace di non svelare subito tutto, di raccontarsi senza nessun tipo di malizia era quanto di più lontano ci potesse essere dalla quella perfetta descrizione di seduzione ascoltata per caso e rivolta ad un'altra persona. Non avrebbe potuto far nascere in qualcuno il desiderio di saperne di più se lei stessa era disposta da subito a squadernare di fronte all'altro i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue idee, senza essere nemmeno sicura dell'uso che ne sarebbe stato fatto. Poche persone sarebbero andate al di là di quello che lei avrebbe raccontato. E d'altra parte la signorina F. non vedeva il motivo di smettere di essere così com'era: a torto o a ragione, vedeva come un dono la capacità di fidarsi delle persone quasi a prima vista e di affidare un pezzetto della sua anima a coloro che per qualche inspiegabile motivo le inspiravano un gesto così intimo. Non sarebbe stato facile, e lo sapeva, incontrare qualcuno in grado di non spaventarsi di una cosa per lei così naturale ma così rara nel mondo e di andare oltre quello che lei aveva spontaneamente offerto. Ma ritrarre la mano, nascondersi e difendersi a priori le sembrava un'idea orribile, un rimedio peggiore del male. Immersa in questi ragionamenti, la signorina F. si accorse che il treno sbuffando e sferragliando era ormai arrivato e si stava fermando. Non pensò a trarre una conclusione ragionevole da tutte quelle parole che avevano soggiornato nella sua mente, prese la sua borsa e si mise in fila per scendere. Quando uscì dal vagone e fu all'inizio del binario, ebbe chiaro che nessuno la stava aspettando e nessuno aveva contato i minuti prima di poterla rivedere. Cercando di scrollarsi di dosso la sensazione di solitudine che l'aveva presa alla bocca dello stomaco, si avviò verso l'imbocco della grande piazza di fronte alla stazione e camminò verso la sua coincidenza. Per fortuna non era lontana e il bagaglio era minimo. Questa volta, sul secondo treno si addormentò profondamente.

4 commenti:

ALegalAlien ha detto...

Contrariamente a quanto potrebbero pensare alcune persone che la conoscono bene, la signorina F. si avegliò in tempo per scendere alla sua fermata senza perderla. Camminò verso casa non smettendo di canticchiare una vecchia canzone:
non si è soli quando un altro ti ha lasciato
si è soli se qualcuno non è mai venuto
però scendendo perdo i pezzi sulle scale
e chi ci passa su non sa di farmi male

giardigno65 ha detto...

ma non venite a dirmi "Adesso lascia stare"
o che la lotta in fondo deve continuare
perché se questa storia fosse una canzone
con una fine mia
tu non andresti via.

mr.zugo ha detto...

Io penso che la signorina F. possa continuare ad essere come è. La solitudine non è nella mancanza di qualcuno che ti aspetta, la solitudine è nel non aver nessuno a cui parlare. E parlare in modo trasparente è molto più affascinante che non sedurre con il mistero... rispettosamente mr.zugo

ALegalAlien ha detto...

La signorina F. pensa semplicemente di non essere capace di essere diversa da come è, nonostante ogni tanto ci si applichi, con scarsi risultati. A onor del vero, bisogna ammettere che l'amica che la aveva messa in guardia aveva indovinato. Ma la signorina F. ritiene che raccontare qualcosa di sè è un rischio che vale la pena correre, anche se non essere ascoltati o ricambiati provoca poi delusioni maggiori.
Pensa poi che le scale dove ha lasciato i suoi pezzi sono probabilmente quelle dove incontra l'uomo che non c'era. Allora apre un libro e ascolta della buona musica. Ride e si immagina di dover filmare la scena di lei che in una cornice adeguatamente romantica racconta a un interessante tizio di uomini che non c'erano, scale con i pezzi e viaggi sui treni. Sarebbe una sceneggiatura davvero bizzarra! Le viene in mente che l'ultima volta in una splendida terrazza milanese con fiori, gentile venticello e luna quasi piena si è messa a raccontare con passione all'interessante tizio in questione di come perdeva pomeriggi a scattare fotografie al microscopio solo perchè le piacevano i colori e le architetture dei vetrini. La signorina F. è incorreggibile ;-) !

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