È cominciato con il corridoio di casa dei tuoi. Poi correvi fuori con lo zaino e tua sorella ti inseguiva e rideva. Io aspettavo in strada e anch'io un po' correvo un po' ridevo. A 16 anni è normale.
La notte dopo invece comincia a casa mia, quella di quando ero bambina, quella grande col giardino a Milano. Corriamo nel soggiorno come se avessimo qualcosa di urgente da fare e trascuriamo un vecchio seduto sul divano che ci dice qualcosa. Lo so che sei tu, anche se il fisico è diverso, perché gli occhi chiari sono gli stessi e gli occhi non mentono mai. Mi porti per mano fuori sul balcone e faccio in tempo a vedere un tetto pieno di croci bianche, il cielo azzurro e il sole prima che mi abbracci. È strano: casa mia è al pianterreno e non si possono vedere i tetti, tantomeno se hanno delle croci sopra. E poi è finita che era mattina presto, ero sveglia, però ero da sola.
not necessarily an ordinary life
domenica 11 novembre 2012
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- ALegalAlien
- Io non sono nero io non sono bianco io non sono attivo io non sono stanco io non provengo da nazione alcuna io, si, io vengo dalla luna io non sono strano io non sono pazzo io non sono vero io non sono falso io non ti porto jella né fortuna io, si, ti porto sulla luna
3 commenti:
a parte l'inquietudine delle croci bianche... beh, voglio dirti che leggendo volavo nella dimensione di questo sogno...
poche righe scritte bene hanno davvero reso l'atmosfera inizialmente reale, poi surreale, fino a tornare reale....
bello leggerti fra...
ti abbraccio forte... (dopo mesi ho riaperto il mio blog e subito ho cliccato sul tuo link...)
a presto...
Veramente le croci bianche non erano inquietanti, regalavano pace.
cmq un post che mi ha colpito :-)
hai un modo di scrivere davvero bello,
mi piace molto lo sai...
ti abbraccio forte fra....
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