L'acqua è dappertutto. Ti insegue beffarda sopra la testa. Copre i tuoi tentativi di rimanere asciutta. Riempie le buche per farti affondare. Si intrufola nello zaino. Rende scivolosa ogni parvenza di equilibrio. Pasticcia con la cera e gli aghi di pino per terra. Mi fa sembrare un cappuccetto rosa che cammina. Inumidisce la carta, che così, tutta
corrugata, potrebbe sembrare una mappa vissuta, ma con la mia scrittura sopra assomiglia piuttosto a una lista della spesa dimenticata nei jeans.
Poi entra dentro di te, sotto forma di tequila. Allora, tutto è molto più chiaro....
Poi entri tu, dentro di lei. Ci cammini a fianco: acqua che cade da sopra, che spruzza da sotto, che forma una parete in cui puoi infilare le mani. Ci navighi sopra e non è mai abbastanza, perché ti culla così bene. Ti ci immergi: come se ti avesse consegnato le chiavi di un'altra dimensione. Ti ci tuffi e lei ti porta in superficie gentilmente. Ti offre la possibilità di guardare con altri occhi. Ti accoglie alle tre del mattino. Ti fa iniziare la giornata. Ci giochi dentro. Stai a galla, che sulla terraferma non è mica sempre così facile.
Poi esce lei da te, sotto forma di un paio di lacrime, perché la devi lasciare. Un paio solo, perché lei non tollera (e io nemmeno) le persone che guardano sempre indietro e mai avanti. Lei si adatta sempre alla tua forma: tu dovresti ricambiarle il favore e adattarti anche tu alla forma del mondo.
(Dicono che il Messico sia caldo e afoso. Well, I just don't care)