Dite quel che volete ma l'idea del regista Rob Spence di sostituire il suo occhio destro, perso in un incidente da piccolo, non con una protesi estetica, ma con una videocamera wireless, a me pare geniale, a suo modo (su http://www.newscientist.com/). E' geniale nel senso che solleva più domande di quanti problemi risolva. Pensare solo che faccia il regista e letteralmente non si possa mai separare dal suo strumento di lavoro già qualche domanda la fa sorgere. E poi, quanti giochi di rimandi e specchi ci sono nel nascondere un occhio elettronico al posto di uno vero, dove non ci si aspetterebbe di trovarlo ma dove è logico metterlo? E ammesso che registri, quanto possono essere definiti ricordi le sue registrazioni, visto che la camera fa parte di lui? E se lui mi registrasse solo guardandomi ma io non volessi che le sue registrazioni diventassero pubbliche? E se lui dovesse anche mantenere un archivio dei suoi ricordi/registrazioni, su che basi lo organizzerebbe? Il cervello lo fa per noi inconsciamente, ma se dovessimo farlo in modo cosciente, quali ricordi selezioneremmo? E poi ci vorrebbe un'altra vita solo per rivedere le immagini e decidere quali tenere: non le possiamo tenere tutte. Sarebbe un po' come la mappa di Borges, talmente dettagliata da essere uguale alla realtà e quindi inutile per orientarsi.
E poi, lui ha deciso di montare una videocamera, ma se a me mancasse un occhio, lavorassi di notte e mi facessi mettere un apparecchio per vedere agli infrarossi? perchè no? da un certo punto di vista, è meno invasivo che modificare il DNA. Perchè invece mi sembra meno naturale che usare una terapia genica?
come al solito sto partendo in uno dei miei viaggi del pensiero...ah, se avessi una camera puntata sul mio neurone..
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