Il tassista è un uomo anziano che mi racconta di quando saliva a Varese per andare a lavorare in svizzera. Guida una vecchia berlina con i sedili in pelle nera di cui non oso immaginare l'effetto sotto il sole di Catanzaro e la frizione che gracchia ogni volta che viene premuta, cioè mai quando servirebbe. Gli racconto che anche io sono scesa in treno fin qui, un anno che ero andata al mare vicino a tropea. La mattina mi alzavo all'una, facevo colazione con l'amatriciana e non facevo altro che mangiare e stare a letto. Per dormire mi dondolavo sull'amaca. Ma avevo vent'anni, i capelli corti e un uomo compiacente.
Il tassista è arrivato in aeroporto e magari non sarà joe le taxi (d'altra parte nemmeno io sono vanessa paradis) ma immagino lo stesso che possa portarmi in tutti i petit bars, tutti i coins noirs lungo la senna. Cosa non darei per avere una carta d'imbarco per parigi, quella Parigi magica che si vede in Inception. Il tassista mi saluta, io mi devo imbarcare per tornare a malpensa. Tropea e Parigi aspetteranno un altro po', io sono stanca e voglio sognare nel mio angolo di letto. Pas vrai, vorrei un'amaca appesa a un palazzo ripiegato come nel film. Pago il taxi, buonanotte.
Published with Blogger-droid v1.6.5
2 commenti:
parigi val bene un taxi
mi perdo sempre quando scrivi raccontando...
so bene quanto è coinvolgente ascoltarti (^^)
quando ti leggo così... sembra proprio di stare davanti ad una pizza ad ascoltarti lo sai?
come dici?? e la birra? ma certo, rasserenati (^^)
ciao fra... un supersalutissimo!!
Posta un commento