not necessarily an ordinary life

lunedì 17 gennaio 2011

taxi driver

Il tassista è un uomo anziano che mi racconta di quando saliva a Varese per andare a lavorare in svizzera. Guida una vecchia berlina con i sedili in pelle nera di cui non oso immaginare l'effetto sotto il sole di Catanzaro e la frizione che gracchia ogni volta che viene premuta, cioè mai quando servirebbe. Gli racconto che anche io sono scesa in treno fin qui, un anno che ero andata al mare vicino a tropea. La mattina mi alzavo all'una, facevo colazione con l'amatriciana e non facevo altro che mangiare e stare a letto. Per dormire mi dondolavo sull'amaca. Ma avevo vent'anni, i capelli corti e un uomo compiacente.
Il tassista è arrivato in aeroporto e magari non sarà joe le taxi (d'altra parte nemmeno io sono vanessa paradis) ma immagino lo stesso che possa portarmi in tutti i petit bars, tutti i coins noirs lungo la senna. Cosa non darei per avere una carta d'imbarco per parigi, quella Parigi magica che si vede in Inception. Il tassista mi saluta, io mi devo imbarcare per tornare a malpensa. Tropea e Parigi aspetteranno un altro po', io sono stanca e voglio sognare nel mio angolo di letto. Pas vrai, vorrei un'amaca appesa a un palazzo ripiegato come nel film. Pago il taxi, buonanotte.
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2 commenti:

giardigno65 ha detto...

parigi val bene un taxi

flangy ha detto...

mi perdo sempre quando scrivi raccontando...
so bene quanto è coinvolgente ascoltarti (^^)
quando ti leggo così... sembra proprio di stare davanti ad una pizza ad ascoltarti lo sai?
come dici?? e la birra? ma certo, rasserenati (^^)
ciao fra... un supersalutissimo!!

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Io non sono nero io non sono bianco io non sono attivo io non sono stanco io non provengo da nazione alcuna io, si, io vengo dalla luna io non sono strano io non sono pazzo io non sono vero io non sono falso io non ti porto jella né fortuna io, si, ti porto sulla luna