not necessarily an ordinary life

giovedì 5 novembre 2009

le pareti bianche

Quest'uomo ha saputo raccontare benissimo quello che ho pensato io. E toglierei i crocefissi così come ogni altro simbolo, per il motivo semplice che se una parete è bianca una persona ci può vedere quello che vuole ed è costretta a fare uno sforzo per immaginare come e se la vuole riempire. Se se la trova già occupata da qualcosa, sarà più difficile pensare che potrebbe essere diversa.
Io non mi ricordo proprio se quando andavo a scuola il crocifisso c'era oppure no. Alle elementari ho una vaghissima immagine di una croce rotta nel cassetto della cattedra. E mi ricordo anche un prete intelligente che non ci riempiva la testa di chiacchiere e nemmeno di "volemose bene" a suon di chitarre ma ci leggeva il nuovo testamento, apocalisse compresa, senza star lì troppo a spiegare. Credeva nel potere della parola, così come è scritto: in principio era il Verbo. Il vangelo è stato uno dei primi libri che ho letto, grazie a quel prete, a cui non importava niente del crocefisso sulla parete perchè quello che aveva da dire, o meglio da leggere, era tremendamente più importante, era niente di meno che la Parola di quel Dio a cui si era consacrato. Non era un fanatico e non ha mai tentato di convincere nessuno, tantomeno dei bambini. Si limitava a leggere a voce alta oppure a correggere quando leggevamo noi.
Io sono giunta a conclusioni diverse da quel prete. La sua lezione però non l'ho più scordata: leggere, guardare, ascoltare, prima di parlare o spiegare o riempire pareti bianche.
Per la cronaca, la parete più lunga in casa mia è chiara e sopra c'è solo la luce riflessa dal soffitto di due lampade a stelo. Mi piace guardarla e immaginarci sopra quello che voglio, o anche nulla.

1 commenti:

giardigno65 ha detto...

bellissimo !

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Io non sono nero io non sono bianco io non sono attivo io non sono stanco io non provengo da nazione alcuna io, si, io vengo dalla luna io non sono strano io non sono pazzo io non sono vero io non sono falso io non ti porto jella né fortuna io, si, ti porto sulla luna