genova l'ho conosciuta di notte a neanche vent'anni. avevo una uno scassata, una storia appena iniziata ed eccessiva confidenza nelle curve. poi una sera la uno con me dentro non c'è stata quasi più o così mi ha raccontato la volante dietro di me.
Così non ho più visto genova di giorno per altri 15 anni. però lei mi è stata più fedele di un amante, anche se io non lo sapevo e ha trovato il modo di tornare.
Il venerdì prendevo la macchina o il treno e scappavo letteralmente via, sulla serravalle: un'amica mi accoglieva, mi portava in giro, in spiaggia, dovunque c'era da divertirsi. io le facevo compagnia e le riempivo i weekend, lei mi faceva sentire a casa, la città mi ha sempre trattato come se veramente si potesse vivere di nuovo. ironico, o forse solo perfetto così: dove tutto era iniziato non poteva essere altro che il luogo dove tutto poteva ricominciare un'altra volta.
ho lasciato ancora genova, perchè, diciamo la verità, se la poteva cavare benissimo da sola ;), perchè le cose cambiano e perchè certi rapporti, anche quelli con le città, si sfilacciano ma non si tagliano mai del tutto.
giuro che non me la sono andata a cercare ancora: è stata lei a venirmi incontro un'altra volta. certe cose succedono e basta ed è così bello arrendersi all'evidenza del caso.
quell'espressione che ho io quando torno a genova non è paura del mare scuro che si muove di notte (che so per esperienza che i tornanti certe sere si muovono molto di più): è un misto di gratitudine, allegria, commozione, libertà, pace e divertimento, è lo specchio del sorriso con cui accompagnate la focaccia e il mojito (sì, non siete poi così selvatici: voi mi sorridete e persino mi abbracciate).
non era scontato, non è mai stata un'idea come un'altra: genova non ha i giorni tutti uguali, lei ha le vostre belle facce.
non ho resistito alla tentazione di raccontarvi questa mia genova, questo moltiplicatore di emozioni ed energia, che io non so nemmeno descrivere tanto bene. e scusate se magari la conoscevate già: chissà quante volte hanno già provato a parlarvi della vostra città. Io ci tenevo solo a farvela vedere con i miei occhi, a farvela sentire al mio ritmo.